giovedì 26 gennaio 2012

MXR PHASE 90


Come iniziare… vediamo:

1)    Potrei citare tutti i musicisti che hanno utilizzato questo pedale, ma la lista sarebbe troppo lunga. Quindi scartiamo questa ipotesi

2)    Potrei parlarvi delle doti tecniche del Phase 90, ma io sono un semplice consumatore finale incapace di comprendere il mondo dell’elettronica. Quindi scartiamo questa ipotesi.

3)    Potrei invece raccontare semplicemente la mia esperienza (sempre dal punto di vista di un semplice consumatore) e descriverne i pregi e i difetti, almeno quelli che ho potuto riscontrare io. Decisamente questa sembra essere l’opzione migliore.

Da subito il Phase 90 attira la nostra attenzione, di un arancione sgargiante è impossibile non notarlo in una pedaliera.  La scocca è di metallo di dimensioni abbastanza contenute (facilmente posizionabile all’interno di una pedalboard), molto robusto e resistente.
La semplicità, secondo il mio modestissimo parere, è il punto di forza di questo pedalino. Gli unici controlli presenti sono:

•    Lo switch di attivazione
•    Ed il pot che regola la velocità (intensità) del phaser

Basta. Finito. Non esistono altri controlli, di una facilità quasi imbarazzante. Lo attiviamo schiacciando il footscwitch (Nota, pedale true by pass) e regoliamo l’effetto dal potenziometro, abbastanza grande, posizionato nella parte superiore del chassis. Facilissimo.
Sempre nella parte superiore è presente anche un led rosso, posizionato poco sopra lo switch di  avviamento,  il quale ci indica l’attivazione: se il led è acceso il pedale è in funzione viceversa il pedale è spento o rotto. La presenza di questo led è utile nel caso in cui durante una performance live ci troviamo in situazioni di poca luminosità o buio totale (è capitato!).
Infine sul fianco destro è presente l’ingresso input e sul fianco sinistro l’output. Per quanto riguarda l’alimentazione abbiamo due scelte:

1)    Alimentatore esterno comune da 9V con polarità negativo interno - positivo esterno ( in questo caso notare che l’ingresso dell’alimentatore si trova sulla parte destra della scocca vicino l’ingresso input, un po’ fastidioso, sarebbe stato meglio posizionarlo nella “zona” alta, tipo i boss per intenderci)

2)    Batteria da 9V. Questa soluzione però risulta un po’ scomoda. Infatti per l’inserimento della batteria dobbiamo dotarci di un cacciavite “ a stella” o “croce” o “spaccato” insomma fate voi.
Bisogna svitare le quattro viti presenti nella parte inferiore del chassis e letteralmente rimuoverlo per poi trovare il vano per la batteria e ripetere l’operazione al contrario. Intendiamoci nulla di impossibile ma sicuramente poco pratico.

Ricapitolando quindi semplicità e praticità sono le parole che meglio descrivono il Phase 90. Due soli controlli, il footswitch e la velocità bastano per ottenere ciò che si vuole da questo pedale e al tempo stesso lo rendono molto versatile.

Passiamo ora a descrive il suono di questo pedale.
Da subito notiamo un suono “pieno e presente”, il pedale fa il suo lavoro a qualsiasi regolazione noi lo mettiamo. Inoltre, come accennato prima, risulta essere molto versatile. Infatti cambiandolo di posizione nella catena degli effetti il Phase 90 svolge sempre la sua funzione in maniera esemplare (personalmente lo uso ad inizio catena, soluzione “suggerita”, anzi no copiata, da Kim Gordon dei sonici).
Infine il Phase 90 dà ottimi risultati sia sui suoni puliti ma ancora meglio su quelli distorti e consiglio vivamente, per gli amanti del genere, l’accoppiata con un proco turbo rat.

Regolando scrupolosamente il potenziometro possiamo ottenere diverse soluzioni:

•    Prima regolazione:  la regolazione della velocità è girata verso sinistra ed è quindi bassa. Impostando una velocità molto bassa otteniamo un ciclo di “phase shift” molto ampio, suoni delicati e caldi. L’effetto a tutto il tempo di  girare a dovere e farsi sentire, utile soprattutto nelle ritmiche. Con queste impostazioni possiamo provare a rievocare nelle nostre orecchie i settaggi tipici dei Pink Floyd, ma non solo perché, accoppiato a precise distorsioni regolate a dovere, possiamo sconfinare in territorio noise.

•    Seconda regolazione:  la regolazione della velocità è girata verso destra ed è quindi aumentata rispetto alla precedente. Aumentando la velocità quasi fino a metà, si arriva a quel famoso suono per così dire “acquoso” molto delicato e moderno, perfetto per sound alternativi, psichedelici.

•    Terza regolazione: La regolazione della velocità è tutta verso destra ed è la più alta (questa regolazione la chiamano “pseudo Leslie”). A questa velocità il Phase 90 emette un suono quasi sibilante, pur mantenendo atmosfere molto morbide e acquose. Da notare a questa regolazione la naturale perdita di volume, almeno nel mio caso.

Ovviamente queste sono solo alcune delle regolazioni possibili, esistono in sostanza moltissime sonorità adattabili ai gusti di tutti.
Alcuni riportano come difetto un piccolo aumento di gain che si sente attivando il pedale e la leggerissima saturazione che ne deriva. Personalmente non ho avuto modo di riscontrare questo aumento di volume ma probabilmente dipende dalle mie orecchie ancora “poco sensibili”.

In conclusione non posso che essere soddisfatto del Phase 90 (non si era capito?) un ottimo pedale semplice e funzionale, assolutamente ben riuscito. Non da ultimo parliamo del rapporto qualità/prezzo.
Consideriamo che parliamo di un pedale che su mercatino musicale lo troviamo da 60 euro usato ad un massimo di 100 (parliamo della versione Standard quella che ho tentavo di descrivervi!)

















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